Il GRAZIE in corsia

Chiedo scusa in anticipo per il post a carattere personale, ma quando si ha il pallino per il fundraising, è impossibile girare e non notare certi dettagli interessanti.

Ieri ero in ospedale a Borgomanero per una visita a mia nonna. Camminando per il corridoio, mi sono imbattuta in quattro bacheche cariche di biglietti. Bianchi, gialli, azzurri, tutti plastificati ed esposti ben ordinati.

Incuriosita, mi sono avvicinata e ho iniziato a scorrerli. Erano scritti a mano e al pc, erano email, erano cartoline…

Erano dei ringraziamenti da parte delle famiglie dei pazienti, per il primario di quel reparto e per il suo staff. Erano grazie che provenivano da famiglie di persone che ce l’avevano fatta e di altre che purtroppo erano volate in cielo.

E in mezzo a tutto questo poi c’erano anche degli altri grazie, quelli che l’ospedale faceva nei confronti dei benefattori.

Mi sono commossa, sai?

E’ stato emozionante leggerli, uno a uno. Mi hanno colpito davvero molto.

Da fundraiser mi sono fermata a pensare, davanti a quella bacheca di grazie, immersi in quel luogo di sofferenza. Davanti a quel tripudio di grazie sinceri, intervallati da elenchi di benefattori, di ringraziamenti a chi aveva donato una tv al reparto.

Quei grazie mi hanno scossa

Non sono rimasta impassibile di fronte a tutti quei ringraziamenti, li ho letti quasi tutti, li ho gustati, li ho fotografati. E poi ho pensato.

1. come ringrazio ogni giorno i miei donatori?

Fundraiser, lo so che spedisci montagne di ringraziamenti. Lo so che non ti sfugge mezza donazione, ma hai mai pensato di ringraziare anche in qualche altro modo?

A volte ci si perde nel marasma della giornata, dei mailing da approvare, delle scadenze…ma prenditi del tempo per ringraziare con altri strumenti. I ringraziamenti su carta sono importanti, ma a volte sono troppo standardizzati e non proprio “caldissimi”.

Usa la voce.
Chiama il donatore. Se riesco lo faccio! E ti assicuro che spesso escono delle telefonate meravigliose, che ti danno anche una gran carica per affrontare la giornata.

Sdogana i Post-it e la scrittura a mano.
Un’altra cosa che mi piace fare (e piace anche alle mie colleghe!) è mettere un post-it scritto a mano ai donatori speciali, a quelli che sentiamo regolarmente, a quelli che ci chiamano e ci dicono: “Come va lì da voi?”.

Perché la mia paura è che spesso i grazie diventino troppo retorici. Troppo standardizzati. E allora, quando possibile, differenziamo! (E non solo grazie alla meravigliosa stampa digitale che ci permette di personalizzare ogni cosa!)

 

2. dai voce al beneficiario

In questi giorni sto lavorando a un mailing in cui il beneficiario si racconta in prima persona al benefattore. Mi sono sempre chiesta quale effetto faccia sul donatore.

I risultati dicono che funziona, ma insomma che emozione prova il donatore?

Oggi guardando quei biglietti ho capito.

Quella bacheca vale più di mille retorici mailing in cui tutti noi ripetiamo che le nostre organizzazioni sono le migliori. Prova a farlo dire ai beneficiari della tua ONP che voi siete i migliori. E il punto di vista, la percezione cambia. Tantissimo!

Faglielo scrivere a penna, a mano. Faglielo scrivere sui biglietti più colorati che trovi in giro. Fotografali. Plastificali. Condividili. Esponili. Spediscili.

Fa davvero un certo effetto.

3. ma quanto sei pignolo?

Su quelle bacheche c’erano i grazie dei beneficiari e i grazie ai benefattori.
Forse i più pignoli avrebbero detto: ma come, tutti insieme sulla stessa bacheca?

Caro fundraiser pignolo, mentre sento che il tuo cervello sta andando in loop da: “Ommioddio, no! Ci vogliono le bacheche separate!”.  Sai cosa ti dico? Chissenefrega.

Chissenefrega perché a volte la pignoleria va messa da parte per la semplicità.
E ti spiego perché.

L’Ospedale Santissima Trinità di Borgomanero non ha un fundraiser e credo non abbia nemmeno un ufficio di comunicazione.

Quelle bacheche potrebbero anche non esserci, quei biglietti potevano anche restare chiusi nei cassetti, dimenticati. Potevano anche essere letti e buttati. Certo, al primario fa comodo esporre biglietti di persone che cantano le sue lodi, ma qui non stiamo parlando del canto delle sirene di Ulisse.

La semplicità che mi ha colpita è quella di un ospedale che sceglie di raccontarsi e lo fa attraverso le parole e la calligrafia di chi lo ha vissuto. E’ un ospedale che vuole essere affidabile, che vuole ricordare che c’è, è vivo e cammina a fianco delle persone. Ogni giorno.

E’ un ospedale che vuole essere casa, vuole essere accogliente e ricordarti che lì ci sono persone che si prendono cura di altre persone. 

Questo ci ricorda che le cose che facciamo non devono essere perfettamente patinate, ma devono essere perfettamente intrise di semplicità e di umanità. Perché arrivano molto, ma molto di più alle persone.

in breve

A volte le idee e le risposte ti arrivano dove e quando meno te lo aspetti. Ricordati sempre di girare con gli occhi ben aperti. C’è una frase che mi accompagna da un po’ di tempo, che ho visto per la prima volta sui manifesti del Festival delle colline qualche anno fa. Per la precisione togliete la parola “miei” e prestate attenzione ai segnali che il mondo e la vita vi regalano ogni giorno.

 

P.S. La foto di questo post è sfocata, molto sfocata. Questo effetto è volontario, per tutelare la privacy di queste persone.

P.P.S. Prima di incappare in qualche autogol, vorrei precisare che mi occupo di Direct mailing ogni giorno, so come funziona il mezzo e che ci sono delle regole base che è necessario considerare. Ma a volte bisogna metterci quel quid in più: la relazione umana. Lavoriamo con le persone e per le persone. Non possiamo mai dimenticarlo!

3 pensieri su “Il GRAZIE in corsia

  1. Silva scrive:

    Grazie per aver condiviso queste riflessioni così belle e aver lasciato a tutti i tuoi lettori la frase-guida che ti accompagna, che non posso che condividere.
    Mi domando se l’Ospedale di Borgomanero (o il personale del reparto in questione) quando ha deciso di mettere quella bacheca abbia fatto le stesse riflessioni che hai fatto tu.
    Può darsi che non ci siano fundraiser ma un ufficio preposto alle relazioni col pubblico ci sarà pure ed il tuo articolo, oltre ad essere una riflessione su come ringraziare i donatori, è un piccolo elogio al nostro Ospedale.
    E ora capisco il valore del post-it azzurro sulla lettera di ringraziamento che è arrivata a gennaio e che – per fortuna – non ho staccato. Lo lascerò a imperitura memoria.

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