Fundrasing Day: il digital avanza!

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Sabato 17 ottobre 2015 ero a Forlì per due cose:
– La fine del mio Master in Fundraising
– Il primo Fundraising Day integralmente dedicato al digital.

Cominciamo dal secondo punto e iniziamo con una domanda: nel mondo delle ONP è tempo di rivoluzione digital?


Il mondo della rete fa sempre paura e troppo spesso rischia di diventare una copia di quanto le organizzazioni non profit fanno in modalità cartacea.I social network e il web sono canali differenti che richiedono linguaggi adeguati e hanno scopi ben precisi, quindi come il database va gestito secondo regole ben precise, così anche i social devono essere utilizzati… da manuale.

Durante le varie sessioni del festival si sono alternati veri e propri guru del settore che hanno dimostrato come il web sia diventato, e diventerà sempre più nei prossimi anni, uno strumento complementare delle nostre strategie di raccolta fondi. 

I contenuti che creiamo sono fondamentali, devono essere credibili, veri, ha ricordato Claudio Vaccaro, di Bizup, nella sua sessione, perché solo così possiamo convincere le persone della concretezza della nostra organizzazione non profit, della sua trasparenza.

Accountability, fiducia: i social possono aiutarci a comunicare questo perché possiamo dare dei risultati in tempo reale, senza attendere necessariamente l’invio di un mailing. Gli utenti della rete si fidano dei contenuti, non sono i banner pubblicitari a portarci donazioni, certo possono aiutarci, ma è come ci raccontiamo che fa davvero la differenza.

Valentina Falcinelli, Pennamontata, ha tenuto un laboratorio di copywriting di due ore dimostrando come sia necessario creare messaggi studiati ad hoc nelle nostre campagne, ottimizzando i nostri contenuti in base ai social che decidiamo di utilizzare. E’ importante inoltre saperli gestire nel tempo, creando un vero e proprio planning di lavoro e provando a raccontare una storia anche quando stiamo chiedendo delle donazioni, una storia a puntate che potrebbe essere splittata su più post, per essere interessanti e per essere seguiti dai nostri donatori o potenziali tali.  

A un buon copy e a contenuti scientifici va però affiancata anche una materia di ben altro genere: il neuromarketing. Il fundraising si basa su emozioni e quindi dobbiamo essere in grado di emozionare per farci scegliere, dobbiamo essere affidabili e dobbiamo quindi comunicarci con estrema trasparenza creando una comunicazione il più possibile efficace per stimolare gli utenti, nostri futuri donatori. Al centro di tutto questo: l’etica, che il vero fundraiser non deve mai, mai, mai perdere di vista! Perché non siamo sanguisughe! 

Andrea Saletti di Pronesis ha raccontato tutto questo, portando dei veri e propri esempi di neuromarketing, mettendo anche alla prova il pubblico in sala per dimostrare come questi strumenti possano cambiare completamente il messaggio che andiamo a comunicare. 

La sessione che mi ha entusiasmata maggiormente è stata tenuta da Simone Tornabene, Mushin, ed era incentrata su Instagram. Ho sempre pensato che Instagram sia un social network tutto da scoprire, perfetto per le organizzazioni non profit perché basato su foto, che sono sicuramente ottime per raccontare e suscitare emozioni. Le belle foto a volte hanno più successo di un mailing scritto dal miglior copy di tutto il mondo, eppure Instagram, nonostante sembri un social semplice, ha in realtà una sua complessità e quindi…va conosciuto!

Innanzi tutto in Italia non è tanto diffuso e soprattutto viviamo con lo stereotipo che sia un social dove si rintanano i ragazzini che si fanno i selfie davanti allo specchio del bagno. Non è così. Se all’estero sta già avendo un grande successo, la fortuna di Instagram è che possiamo “farci vedere” non solo dal nostro bacino di contatti, in questo caso follower che hanno scelto di seguirci, ma possiamo uscire dalla nostra rete creandoci una rete ad hoc con ogni foto che postiamo. 

Come?

Grazie agli hashtag che ci permettono di incanalarci in diversi argomenti e settori. Non dobbiamo ovviamente inventarli a tavolino, ma attingendo a quelli suggeriti possiamo arrivare a farci conoscere da un bacino di utenti sempre più vasto. 

Altra fortuna di questo social sono i filtri, sembra che tutti siano fotografi su Instagram, in realtà grazie al pacchetto filtri che viene dato di default è possibile realizzare foto veramente belle e artistiche anche se non sappiamo nemmeno cosa sia una reflex. Bastano un tablet o un cellulare e il gioco è fatto. 

Sono già molte le organizzazioni non profit presenti su questo social e sono convinta che il dato sia destinato a crescere soprattutto in Italia

Di hashtag in hashtag: e allora perché non usare twitter? Twitter è adatto per altre cose, ad esempio per gli eventi. Twittare durante le sessioni è stato molto interessante, anche se erano un po’ pochi i presenti che si azzardavano a cinguettare su questo social. E’ anche questo un modo per conoscere le persone in sala, per conoscere chi ha i tuoi stessi interessi: un social adatto al networking e alla viralità del momento. Ottimo nelle organizzazioni se si lancia una campagna mirata con un hashtag dedicato oppure in casi di estrema emergenza o per tematiche calde sulle quali è necessario fare chiarezza come è stato il caso di Medici senza Frontiere dopo il bombardamento dell’ospedale a Kabul.

Anche noi ragazzi del Master ci siamo fatti fotografare con un cartello con l’hashtag #indipendentinvestigation 

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Riassumendo: che dire della giornata?

Il primo Fundraising Day è stato un’esperienza davvero arricchente che ci ha permesso di avere una prima infarinatura o almeno di conoscere “un po’ di più” il mondo digital, che non tutti i fundraiser amano…ma che impareranno ad amare nei prossimi anni! 12119165_10153126059521776_4298909528944103196_n

Avrei voluto seguire molte altre sessioni, ma purtroppo si sovrapponevano, quindi non era possibile essere presente in tutte, a meno che non abbiate la giratempo di Hermione Granger oppure una macchina del tempo costruita dal dottor Emmet Brown (questi due sono strumenti che servono sempre di più nella vita di un fundraiser, magari qualcuno può iniziare a fabbricarli?) 

In coda lasciatemi dire due parole sull’esperienza di volontaria, sì perché ho scelto di vivere il Fundraising Day dando una mano allo staff e devo dire che è stata una bella esperienza, molto arricchente, che ti fa stare nel cuore dell’evento e ti fa entrare in contatto con i relatori che sono stati…fantastici! 

…insomma: arrivederci al prossimo anno! 

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Foto di: Francesca Cerutti, Elisa Canalini, Iolanda Ciliberto, Giovanni Pasini 

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