Ebbene, anche questa volta si parte da un film e in questo caso ho scelto un fotogramma di Les Misérables, il musical.
Proprio in questa scena, di piazza, il popolo insorgeva. Siamo nella Rivoluzione Francese e questa scena di movimentazione di massa era accompagnata dalla canzone che recitava
“Do you hear the people sing?”
Ma che cosa c’entra tutto questo con il Fundraising?
Parto da un film dove avviene una movimentazione di piazza per portarvi su un’altra piazza, quella virtuale dove oggi va di moda esporsi.
Ma bisogna sapere come esporsi e soprattutto quali obiettivi vogliamo raggiungere esponendoci.
Coinvolgere le persone, farle sentire parte di un gruppo, è sicuramente un passaggio importante nella raccolta fondi della tua onp.
Sono davvero numerose le iniziative che portano a smuovere le masse per sensibilizzare le persone verso una causa.
Sensibilizzare e non sempre raccogliere. Fare un po’ di “caos” per farsi sentire, per dare voce alla propria causa. Per farsi conoscere.
Farsi conoscere per creare una relazione, perché il fundraising, ricordiamolo sempre è anche relazioni, non solo raccogliere fondi. I nostri donatori sono prima di tutto persone, non sono dei bancomat o delle mucche da mungere.
La prima cosa che viene in mente parlando di “movimentazione di masse” è l’Ice Bucket Challenge: un secchio d’acqua ghiacciata a favore della ricerca. Iniziativa che ha segnato indelebilmente l’estate 2014 e che ha fatto davvero il giro del mondo.
Hanno provato a replicarla anche durante l’estate 2015, ma credo non si sia accorto nessuno. Proprio da queste parti mi chiedevo come sarebbe andata a finire. Ora, a distanza di pochi mesi, posso assicurarvi che è stato un flop colossale. La tipica storia delle minestre riscaldate. Teniamo a mente anche questa cosa.
Poi ci sono i Christmas Jumper di Save the Children, maglioni di Natale in stile Bridget Jones per tutto, oppure Movember, dedicato alla ricerca contro il cancro alla prostata, durante il mese di novembre molti uomini si sono fatti crescere i baffi per sensibilizzare le persone verso questa causa.
Bello, bellissimo. Ma se siete piccole realtà? Che fare?
Esistono diverse iniziative per fare un po’ di rumore, sperando sempre, come insegna Shakespeare, di non fare molto rumore per nulla.
Vi porto due esempi il primo l’ho utilizzato al lavoro e un altro nell’associazione dove faccio volontariato.
#porteaperte
In occasione di Fa’ la cosa giusta 2016 abbiamo voluto raccontare la Fondazione Casa della carità a tutte le persone che passavano al nostro stand, per raccontare cosa facevamo e come potevano restare in contatto con noi. L’hashtag porteaperte vuole raccontare con un’espressione quello che ogni giorno fa la Casa della carità da più di 11 anni, accogliendo chi bussa alla sua porta. Non potevamo raccontare in una parola tutte le tipologie di pesone che accoglie, ma avevamo ben chiaro un concetto: le porte della Casa della carità sono sempre aperte verso chi ha bisogno.
Abbiamo lanciato così un micro-contest senza premi dove le persone potevano scattarsi la foto nella casetta della Casa della carità e condividerla sui propri social. Sono davvero tante le persone che hanno deciso di metterci la faccia, di fare una foto per la Casa della carità.
Quello che dovremo misurare nel tempo è: quante persone sceglieranno di sostenere la causa.
Trovate qui un album con tutte le foto dell’iniziativa.
#EinaudiAlumni
Passiamo ora a un’associazione diversa. Il problema qui è farsi conoscere, raccontando chi già è tesserato e cercando di coinvolgere per “conoscenza” gli altri ex allievi.
Siamo l’associazione Alumni del Collegio Einaudi di Torino. Il Collegio esiste da 80 anni e l’associazione dal 4 ottobre 2015. L’obiettivo è quindi di arrivare a tutti gli ex Allievi che sono passati per il Collegio da 80 anni a questa parte.
Come fare? Mail, cartelloni, passaparola. Tutto ottimo, ma ho voluto provare un’azione social con #EinaudiAlumni.
La scelta di inserire questo hashtag è nata da diverse esigenze.
La prima: una chiamata. Nel contattare i soci per ricordare loro che nell’assemblea potevano delegare un amico a rappresentarli, in diversi mi hanno detto: “Ma non so c dei miei ex compagni è socio…”
La seconda: una realtà di fatto. Gli ex allievi saranno qualche migliaio, contattarli tutti è difficile, molti di loro sono svaniti nel nulla e davvero tanti sono all’estero. Che fare?
Per ora non esiste un sito internet ufficiale, ma solo tre pagine dedicate all’associazione sono attualmente ospitate dal sito del Collegio.
Comunichiamo molto con i social. Appunto, i social!
Così mi sono presentata il giorno dell’Assemblea del Soci con due cartelli con l’hashtag #EinaudiAlumni, determinata a far fare una foto a tutti i presenti che erano pochi rispetto agli iscritti, ma da qualche parte bisognava pure partire.
E come vedete dalla foto qui sotto, siamo partiti così.

Eccomi qui, accecata dal sole, ma felice di sfoggiare l’hashtag. Anche io sono ex allieva del Collegio.
Lo step successivo sarà coinvolgere gli Alumni all’estero o che abitano distanti da Torino a farsi la stessa foto con il cartello. Ci riusciremo? Siamo soltanto all’inizio.
Intanto abbiamo guadagnato un po’ di soci e un po’ di like sulla pagina. Non male!
Se volete vedere l’album, eccolo qui.
Ma non è ancora finita!
Non è ancora finita perché voglio darvi una chicca direttamente dal Festival del fundraising.
Durante il Festival è normale essere chiamati a sostenere le borse di studio del Master in Fundraising. Quest’anno l’idea è stata molto carina: “Acquista una maglietta e sostieni il master.” Ma soprattutto indossa la maglietta per il casual friday, l’ultimo giorno di Festival!
E quindi?
Insomma, molti hanno comprato la maglietta, ma non tutti hanno eseguito il comando che chiedeva di indossarla. In qualsiasi caso chi indossava la maglietta aveva deciso di sostenere la causa e si sentiva parte di un gruppo. Chi invece non la indossava voleva dire che non aveva sostenuto le borse di studio del Master.
Molti in realtà avevano lasciato la maglietta in valigia, ma è stata un’idea brillante, un’ottimo modo per coinvolgere le persone e farle sentire legate tra loro da un’idea comune.
Mica male no?
Riassumendo questo lunghissimo post vi lascio con cinque punti:
- Non limitarti a chiedere donazioni, ma coinvolgi i tuoi donatori
- Coinvolgi nuove persone per farle appassionare alla tua causa, per far capire loro quanto sia importante e portarle ad essere donatori
- Sii creativo e dai spazio all’immaginazione
- Copia cosa fanno gli altri
- E soprattutto ricorda sempre che alla base del Fundraising ci sono le relazioni